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Per completare il mio percorso di studi ho scelto di analizzare le nuove possibilità offerte alla società dai social media e social network. E’ nato così il lavoro che è diventato la mia tesi di laurea “Popoli connessi e governi off-line. La reazione del governo iraniano alla “Green Revolution” via Twitter”.

Mezzi di comunicazione pervasivi e a portata di mano dei singoli individui hanno reso il contesto quotidiano delle nostre vite una rete di contatti facilmente e costantemente attivabili. E’ quanto descritto da Boccia Artieri nel suo saggio SuperNetwork: quando le vite sono connesse (2009).
Allo stesso modo, mezzi di produzione di informazioni sono sempre più accessibili. Il contesto relazionale in cui siamo calati dà la possibilità, secondo quanto detto da Manuel Castells, di generare una autocomunicazione di massa per le masse.

Dunque, l’inversione del processo di produzione di una comunicazione di massa dal one-to-many al many-to-many fa sì che una voce singola, se raccolta e condivisa attraverso social media e social network, acquisti nuova forza con la quale può cercare di far valere i propri diritti anche verso le istituzioni.

Nel mio studio mi sono particolarmente concentrata su ciò che è avvenuto in Iran in occasione delle elezioni presidenziali del 12 giugno 2009. Un popolo oppresso e tenuto sotto scacco dal suo governo attraverso la forza militare e il blocco delle comunicazioni ha trovato comunque il modo, attraverso i Social Network, di far sentire la propria voce e di chiedere sostegno a quell’”Altro Generalizzato” costantemente presente: il “pubblico attivo” nei Social Media.

I due candidati favoriti erano Mahamud Ahmadinejad, presidente uscente ultraconservatore, e Mir Hossein Mousavi, riformatore e primo ministro della Repubblica Islamica dall’81 all’89.

Se da un lato Ahmadinejad ha cercato in tutti i modi di inasprire i già forti controlli del governo su siti web e blog, dall’altro Mousavi ne ha fatto un punto di forza per la sua campagna elettorale, che ha svolto in gran parte su diversi Social Network tra cui Facebook, Twitter, Flickr, You Tube, delicious.

Sebbene gli exit poll dessero vincitore il riformatore Mir Hossein Mousavi, Mahamud Ahmadinejad viene riconfermato presidente.

Sono nati, così, sospetti di brogli elettorali e nonostante le violente repressioni sia fisiche che mediatiche da parte del governo, il movimento di protesta continua, prende vita e si alimenta sul web.

Foto, video, testimonianze delle violenze compiute dalla polizia sui manifestanti sono state pubblicate sul web insieme a vari tipi di istruzioni: come evitare i posti di blocco dei pasdaran, come riconoscere le trappole, come difendersi dai gas lacrimogeni, prime istruzioni di soccorso a feriti, luoghi e date delle manifestazioni e comunicati ufficiali dal leader dell’opposizione Mousavi.

Le informazioni prodotte in loco dai singoli sono state diffuse a livello globale, attraverso link, condivisioni e ri-pubblicazioni entrando anche nel sistema dei mainstream media internazionali. Questi, infatti, si sono trovati costretti ad attingere alle informazioni presenti in rete e prodotte dai manifestanti per via delle forti restrizioni e minacce attuate dal governo iraniano verso i giornalisti esteri. Entrando nel sistema dei media il movimento è così cresciuto, ha potuto auto-osservarsi, rinforzando la propria identità e di conseguenza la resistenza.

Facebook, Twitter, YouTube, Flickr e Blog hanno permesso che la protesta si virtualizzasse diventando globale perché per partecipare era sufficiente un semplice click di condivisione o re-tweet o like.

Una volta raggiunto il globale il movimento di resistenza è tornato ad essere “locale” generando dei veri e propri precipitati di resistenza facendo nascere manifestazioni di potesta solidale in paesi molto lontani dal”Iran.

In seguito a questi avvenimenti il governo iraniano ha messo in atto delle strategie sia politiche interne sia comunicative, che possono essere riconosciute come comportamenti volti a placare la protesta, a migliorare l’immagine internazionale dell’Iran, più cupa che mai, e a non perdere consensi tra quelle persone non direttamente coinvolte nella protesta.

Siamo forse di fronte alla conferma che attraverso i Social Network si stiano delineando i contorni di un nuovo soggetto sociale e politico, effimero, locale e globale, fatto di singoli interconnessi; con il quale, se attivato, le istituzioni sono costrette ad interagire e con il quale devono imparare a rapportarsi?

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Gioia Feliziani

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